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La “Piadina Romagnola” o “Piada Romagnola” I.g.p. è un prodotto a base di farina di grano tenero con aggiunta di acqua, grassi, sale, ed alcuni ingredienti opzionali.

Il prodotto all’atto dell’immissione al consumo si presenta di color bianco-avorio con macchie caratteristiche ambrate di varie dimensioni e tonalità sui due lati. Il sapore è fragrante ed il profumo simile a quello del pane appena sfornato. La piadina Romagnola” si presenta in 2 tipologie:

“Piadina Romagnola” o “Piada Romagnola” le cui caratteristiche sono: macchie ambrate di cottura di piccole dimensioni sulla superficie con una distribuzione omogenea, compatta, rigida e friabile, diametro da 15 a 25 cm, spessore da 4 a 8 mm.

“Piadina Romagnola” o “Piada Romagnola” alla Riminese le cui caratteristiche sono: vesciche di cottura di grandi dimensioni sulla superficie, con una distribuzione non omogenea, morbida e flessibile, diametro da 23 a 30 centimetri, spessore fino a 3 millimetri.

 

Fonte: disciplinare Piadina Romagnola

Sia in brodo che pasticciati - cioè asciutti o conditi con sugo o con panna - sono entrati ormai nel lessico della lingua italiana. “Anolini” è termine esclusivo di Parma per denominare una pasta ripiena che nel resto d’Italia si chiama, invece, cappelletti, tortellini, ravioli, agnolotti, ecc. 
Gli anolini di Parma hanno la forma di un dischetto senza frangia, del diametro di 2,8 cm, fatto di due strati sovrapposti di pasta sfoglia. Il ghiotto ripieno, secondo la ricetta cittadina, contiene un impasto di formaggio Parmigiano Reggiano stravecchio grattugiato, di poco pane raffermo grattato, tuorlo d’uovo, una spruzzata di noce moscata a piacere e stracotto di manzo. 
E' il contenuto, non l’involucro, che fa l’anolino e lo distingue dagli altri prodotti similari. Il suo segreto consiste nella giusta dose degli ingredienti, che solo le vere “rezdore” (massaie) sanno dare. 
Solo a Parma, in dialetto, vengono anche denominati “galleggianti” in quanto sembrano galleggiare
sul ricco brodo che spesso li accompagna, meglio se di cappone. La tradizione contadina vuole poi che
a fine pasto venga aggiunto un goccio di lambrusco proprio al brodo, per terminarne la degustazione.

Fonte: turismo.comune.parma.it - www.taccuinistorici.it

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